6220km2 – Viaggio in Palestina

Di: Alessandra Governa
Da: http://www.qcodemag.it/2016/12/20/6220km2/

6220 km quadrati è quanto rimane dei territori Palestinesi dalla loro dimensione “originaria” del 1948. 365 km quadrati è il territorio di Gaza, controllato a vista da Israele.

La chiacchierata via skype con Mara e Alessandro sull’imminente partenza per la Palestina insieme ad altre dodici persone, parte bene. In modo ordinato, logico, quasi didattico ascolto Mara (tanto) e Alessandro (meno) descrivermi i motivi e le attività che saranno realizzate in questo spicchio di mondo chiuso al mondo stesso.
“In continuità con i viaggi precedenti e il collaborazione con il Centro Vik Arrigoni, ci concentreremo su due tematiche, quella ambientale e quella di testimonianza di vita”.

La Mara che conosco, prende piano piano il sopravvento. Lo sento da come si infervora, lo vedo da come, tirando su le maniche, svela i tatuaggi sulle braccia, da come muove i capelli, oggi sciolti e voluminosi. La sua cucina la conosco. So che c’è un gatto, una coinquilina straniera e un tavolo su cui campeggia un suo ritratto fatto anni addietro per una promo di Smemoranda.
So che si può fumare in casa e che la sera ha una predilezione per le tisane. Ci siamo conosciute non molto tempo fa, a Ventimiglia. Più che conosciute, ci siamo riconosciute. E quindi la Mara solo razionale non ci sta.

“Io non riesco a capire come si possa volere così tanto una terra da farle così male. Da violentarla con muri, fili spinati, check point. Da distruggerla con le bombe, con i carri armati, con l’isolamento, con il razionamento dell’acqua.” Non so come si fa a voler tanto bene a qualcuno da essere disposti a ucciderlo affinché non sia (anche) di qualcun altro.

NELLA DESCRIZIONE DI COSA SARÀ LA PERMANENZA A GAZA, IRROMPONO ALCUNE PAROLE. GUERRA, EMBARGO, ISOLAMENTO. IRROMPONO PLASTICA, RELAZIONE, LUCE. IRROMPE DEGENERO TOTALE E NARRAZIONE DOMINANTE. ENERGIA E RESISTENZA.

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Palestina: 6220km2 sotto occupazione – Pronti per la partenza

 

Da: http://www.mil10375976_751352934998639_781076356563376383_nanoinmovimento.com/primo-piano/palestina-6220km2-sotto-occupazione-pronti-per-la-partenza

Ramzee ha 15 anni e viene dal campo profughi di Deheishee, Betlemme.
Un mattina, mentre Ramzee esce di casa alle 6.30 per andare a scuola, i soldati israeliani irrompono nel campo per effettuare un arresto come da loro abitudine.
Due volte a settimana circa.
Appena vedono il ragazzo aprono il fuoco, mirano alle gambe.
Ramzee viene atterrato da tre proiettili che colpiscono entrambi gli arti inferiori. Anche il suo amico becca lo stesso trattamento.
Dopo un’attesa che il giovane non sa quantificare, arriva l’ambulanza. Ramzee subisce 8 operazioni.
Al termine di questo periodo in ospedale, dopo qualche giorno, i soldati vengono a prenderlo a casa e lo arrestano con l’accusa di lancio di pietre.
Durante il periodo in cui rimane in carcere, Ramzee subisce tutti gli umilianti e dolorosi “passaggi” che attraversano la permanenza in una prigione israeliana quando sei un palestinese.
Si passa da ispezioni di ogni tipo a posizioni di stress a interrogatori interminabili in cui le minacce di morte alla tua famiglia e di detenzione a vita, la violenza e l’offerta di collaborazione si alternano in un vortice infinito.
Per insufficienza di prove il ragazzo esce. Lo aspettano i domiciliari per 3 mesi.
3 mesi in cui Ramzee riceve le visite dei soldati, 3 mesi di minacce telefoniche, 3 mesi di isolamento dalla propria comunità e dai propri amici, e, a causa dell’attacco subito, 3 mesi di assenza da scuola perché Ramzee non riesce a stare seduto per molto tempo.
Ha 15 anni. Vive in un regime di apartheid quotidianamente. Gli hanno sparato ad entrambe le gambe. L’hanno arrestato.
Ora è ai domiciliari. Stava andando a scuola. Lancio di pietre.
Ogni anno i minori detenuti nelle carceri israeliane aumentano a dismisura. Le cifre ufficiali parlano di 600/700 all’anno, ma abbiamo ragione di credere che siano superiore.
Il numero dei giovani diventati martiri è salito: solo nell’ultima Intifada dei giovani siamo intorno a  più di 142 martiri e 15 mila feriti, un dato che continuerà a crescere.
Il governo di ultradestra israeliano non sembra voler fare marcia indietro e rilancia la nuova tattica: inutile far diventare i palestinesi martiri. Negli Hot Spot della Resistenza la nuova linea è mirare alle gambe, rendere tutti i ragazzi invalidi: non sono più eroi, diventano un fardello per la famiglia e inutili per la Resistenza.

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