Perché un progetto di riciclo a Gaza?

La spazzatura è un problema globale.

E’ risaputo.

Nella situazione di assedio in cui versa la Striscia di Gaza, la gestione dei rifiuti diventa una catastrofe.

A Gaza si producono 90 tonnellate di rifiuti solidi al giorno. Non c’è raccolta differenziata (a volte non è possbile nemmeno la mera raccolta), non esiste un sistema per smaltirli e quindi per riciclarli e riutilizzarli.

I partner con cui ci siamo confrontati denunciano questa condizione e segnalano la mancanza di fondi e di mezzi per attuare modalità ecocompatibili ed ecosostenibili nel rispetto della natura e del paesaggio, agreste e marittimo (diversi sono i progetti pronti che non possono essere avviati per l’assenza di denaro).

Disporre di materiale e macchinari, inoltre, è a volte impossibile: sette anni fa, per esempio, dei compressori sono stati resi inutilizzabili. Il passaggio da Israele ha lasciato, per dirlo con un eufemismo, il suo segno.

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Siamo dentro!

Scriviamo al termine una lunga giornata che ci ha portati fino a qui, nella Striscia di Gaza.
Per molti è il terzo anno, per alcuni il primo.
Per tutti però è palpabile la sensazione di estraneità che si prova nel momento in cui si intraprende il cammino del valico di Erez, il serpentone di sbarre d’acciao che ti conduce in uno dei luoghi più isolati al mondo. Si potrebbe essere tentati di definire Eretz banalmento un “non-luogo” ma, in realtà, lo caratterizzano i suoi dispositivi elettronici di controllo, gli addetti alla sicurezza nei loro gabbiotti di plastica, i metal detector…
Erez non è dunque un non-luogo, né è assimilabile a nessun altro spazio: è IL LUOGO da attraversare per arrivare dove pochi sono riusciti ad arrivare o da cui pochi sono riusciti a uscire. Erez è esattamente la barriera che segna la fine e l’inizio dell’assedio, la porta per una terra che l’occupazione schiaccia tra l’esistere e il non esistere.

Dopo quasi due chilometri di via ferrosa, si arriva finalmente alla parte palestinese…
L’accoglienza tra le migliori al mondo, l’odore di ceci e spezie solletica l’olfatto, le prime case ricostruite al confine.

Siamo dentro.

Dopo un breve incontro con i partner con cui realizzeremo il progetto, stabilita l’agenda di questi nove giorni, ci prepariamo alle giornate che ci aspettano. Iniziamo da qui. Iniziamo da Gaza e dai suoi spazi di libertà e continueremo a percorrere il ponte che ci porterà in Cisgiordania, un ponte che passo per passo costruiremo con la popolazione.

… to be continued

Campagna crowdfunding – progetto 6220km2

Siamo i ragazzi e le ragazze di 6220km2, progetto che si concretizzerà tra il 27 dicembre 2016 e il 10 gennaio 2017 nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. Proporremo un laboratorio di riciclo ed educazione ambientale da svolgere con bambini e ragazzi in collaborazione con alcune associazioni della Striscia e, parallelamente, realizzeremo un documentario-indagine (video, fumetto, fotografia,testi,audio) su alcune esperienze di costruzione di spazi di libertà sotto occupazione da parte delle giovani generazioni locali.
Per la realizzazione del progetto abbiamo bisogno di fondi e per questo abbiamo lanciato un crowdfunding:

https://www.produzionidalbasso.com/project/progetto-6220km2/

Aiutateci a realizzare il nostro progetto!

Yalla!

6220km2 – Viaggio in Palestina

Di: Alessandra Governa
Da: http://www.qcodemag.it/2016/12/20/6220km2/

6220 km quadrati è quanto rimane dei territori Palestinesi dalla loro dimensione “originaria” del 1948. 365 km quadrati è il territorio di Gaza, controllato a vista da Israele.

La chiacchierata via skype con Mara e Alessandro sull’imminente partenza per la Palestina insieme ad altre dodici persone, parte bene. In modo ordinato, logico, quasi didattico ascolto Mara (tanto) e Alessandro (meno) descrivermi i motivi e le attività che saranno realizzate in questo spicchio di mondo chiuso al mondo stesso.
“In continuità con i viaggi precedenti e il collaborazione con il Centro Vik Arrigoni, ci concentreremo su due tematiche, quella ambientale e quella di testimonianza di vita”.

La Mara che conosco, prende piano piano il sopravvento. Lo sento da come si infervora, lo vedo da come, tirando su le maniche, svela i tatuaggi sulle braccia, da come muove i capelli, oggi sciolti e voluminosi. La sua cucina la conosco. So che c’è un gatto, una coinquilina straniera e un tavolo su cui campeggia un suo ritratto fatto anni addietro per una promo di Smemoranda.
So che si può fumare in casa e che la sera ha una predilezione per le tisane. Ci siamo conosciute non molto tempo fa, a Ventimiglia. Più che conosciute, ci siamo riconosciute. E quindi la Mara solo razionale non ci sta.

“Io non riesco a capire come si possa volere così tanto una terra da farle così male. Da violentarla con muri, fili spinati, check point. Da distruggerla con le bombe, con i carri armati, con l’isolamento, con il razionamento dell’acqua.” Non so come si fa a voler tanto bene a qualcuno da essere disposti a ucciderlo affinché non sia (anche) di qualcun altro.

NELLA DESCRIZIONE DI COSA SARÀ LA PERMANENZA A GAZA, IRROMPONO ALCUNE PAROLE. GUERRA, EMBARGO, ISOLAMENTO. IRROMPONO PLASTICA, RELAZIONE, LUCE. IRROMPE DEGENERO TOTALE E NARRAZIONE DOMINANTE. ENERGIA E RESISTENZA.

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