Siamo dentro!

Scriviamo al termine una lunga giornata che ci ha portati fino a qui, nella Striscia di Gaza.
Per molti è il terzo anno, per alcuni il primo.
Per tutti però è palpabile la sensazione di estraneità che si prova nel momento in cui si intraprende il cammino del valico di Erez, il serpentone di sbarre d’acciao che ti conduce in uno dei luoghi più isolati al mondo. Si potrebbe essere tentati di definire Eretz banalmento un “non-luogo” ma, in realtà, lo caratterizzano i suoi dispositivi elettronici di controllo, gli addetti alla sicurezza nei loro gabbiotti di plastica, i metal detector…
Erez non è dunque un non-luogo, né è assimilabile a nessun altro spazio: è IL LUOGO da attraversare per arrivare dove pochi sono riusciti ad arrivare o da cui pochi sono riusciti a uscire. Erez è esattamente la barriera che segna la fine e l’inizio dell’assedio, la porta per una terra che l’occupazione schiaccia tra l’esistere e il non esistere.

Dopo quasi due chilometri di via ferrosa, si arriva finalmente alla parte palestinese…
L’accoglienza tra le migliori al mondo, l’odore di ceci e spezie solletica l’olfatto, le prime case ricostruite al confine.

Siamo dentro.

Dopo un breve incontro con i partner con cui realizzeremo il progetto, stabilita l’agenda di questi nove giorni, ci prepariamo alle giornate che ci aspettano. Iniziamo da qui. Iniziamo da Gaza e dai suoi spazi di libertà e continueremo a percorrere il ponte che ci porterà in Cisgiordania, un ponte che passo per passo costruiremo con la popolazione.

… to be continued

6220km2 – Viaggio in Palestina

Di: Alessandra Governa
Da: http://www.qcodemag.it/2016/12/20/6220km2/

6220 km quadrati è quanto rimane dei territori Palestinesi dalla loro dimensione “originaria” del 1948. 365 km quadrati è il territorio di Gaza, controllato a vista da Israele.

La chiacchierata via skype con Mara e Alessandro sull’imminente partenza per la Palestina insieme ad altre dodici persone, parte bene. In modo ordinato, logico, quasi didattico ascolto Mara (tanto) e Alessandro (meno) descrivermi i motivi e le attività che saranno realizzate in questo spicchio di mondo chiuso al mondo stesso.
“In continuità con i viaggi precedenti e il collaborazione con il Centro Vik Arrigoni, ci concentreremo su due tematiche, quella ambientale e quella di testimonianza di vita”.

La Mara che conosco, prende piano piano il sopravvento. Lo sento da come si infervora, lo vedo da come, tirando su le maniche, svela i tatuaggi sulle braccia, da come muove i capelli, oggi sciolti e voluminosi. La sua cucina la conosco. So che c’è un gatto, una coinquilina straniera e un tavolo su cui campeggia un suo ritratto fatto anni addietro per una promo di Smemoranda.
So che si può fumare in casa e che la sera ha una predilezione per le tisane. Ci siamo conosciute non molto tempo fa, a Ventimiglia. Più che conosciute, ci siamo riconosciute. E quindi la Mara solo razionale non ci sta.

“Io non riesco a capire come si possa volere così tanto una terra da farle così male. Da violentarla con muri, fili spinati, check point. Da distruggerla con le bombe, con i carri armati, con l’isolamento, con il razionamento dell’acqua.” Non so come si fa a voler tanto bene a qualcuno da essere disposti a ucciderlo affinché non sia (anche) di qualcun altro.

NELLA DESCRIZIONE DI COSA SARÀ LA PERMANENZA A GAZA, IRROMPONO ALCUNE PAROLE. GUERRA, EMBARGO, ISOLAMENTO. IRROMPONO PLASTICA, RELAZIONE, LUCE. IRROMPE DEGENERO TOTALE E NARRAZIONE DOMINANTE. ENERGIA E RESISTENZA.

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