Radio Indipendente di Gaza – Al Watan Voice Fm

Radio Al Watan Voice Fm è la radio indipendente della Striscia di Gaza. Il suo scopo è diffondere una cultura laica e libera da costrizioni di alcun tipo. Al Watan Voice Fm trasmette ogni giorno  dalla mattina alla sera tarda superando le barriere dell’isolamento dovuto all’occupazione e i limiti imposti da un governo di stampo religioso. La strada è perseguire l’ideale di democrazia e di dare la possibilità a tutti e tutte le gazawe di essere liberi e libere di esprimere idee, emozioni, problemi e di valicare le barriere che caratterizzano questo grande carcere a cielo aperto. Si parla di genere, di attualità, di problemi quotidiani di ciascuna. Tutto iniziò da una piccola stanza con della strumentazione molto povera. Oggi la radio trova casa in un appartamento di un’alta costruzione a Gaza, dopo che durante la guerra è stata bombardata.

Abbiamo intervistato il manager della radio e con lui abbiamo condiviso la storia, la programmazione ed il senso della Radio.

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Campagna crowdfunding – progetto 6220km2

Siamo i ragazzi e le ragazze di 6220km2, progetto che si concretizzerà tra il 27 dicembre 2016 e il 10 gennaio 2017 nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. Proporremo un laboratorio di riciclo ed educazione ambientale da svolgere con bambini e ragazzi in collaborazione con alcune associazioni della Striscia e, parallelamente, realizzeremo un documentario-indagine (video, fumetto, fotografia,testi,audio) su alcune esperienze di costruzione di spazi di libertà sotto occupazione da parte delle giovani generazioni locali.
Per la realizzazione del progetto abbiamo bisogno di fondi e per questo abbiamo lanciato un crowdfunding:

https://www.produzionidalbasso.com/project/progetto-6220km2/

Aiutateci a realizzare il nostro progetto!

Yalla!

Palestina: 6220km2 sotto occupazione – Pronti per la partenza

 

Da: http://www.mil10375976_751352934998639_781076356563376383_nanoinmovimento.com/primo-piano/palestina-6220km2-sotto-occupazione-pronti-per-la-partenza

Ramzee ha 15 anni e viene dal campo profughi di Deheishee, Betlemme.
Un mattina, mentre Ramzee esce di casa alle 6.30 per andare a scuola, i soldati israeliani irrompono nel campo per effettuare un arresto come da loro abitudine.
Due volte a settimana circa.
Appena vedono il ragazzo aprono il fuoco, mirano alle gambe.
Ramzee viene atterrato da tre proiettili che colpiscono entrambi gli arti inferiori. Anche il suo amico becca lo stesso trattamento.
Dopo un’attesa che il giovane non sa quantificare, arriva l’ambulanza. Ramzee subisce 8 operazioni.
Al termine di questo periodo in ospedale, dopo qualche giorno, i soldati vengono a prenderlo a casa e lo arrestano con l’accusa di lancio di pietre.
Durante il periodo in cui rimane in carcere, Ramzee subisce tutti gli umilianti e dolorosi “passaggi” che attraversano la permanenza in una prigione israeliana quando sei un palestinese.
Si passa da ispezioni di ogni tipo a posizioni di stress a interrogatori interminabili in cui le minacce di morte alla tua famiglia e di detenzione a vita, la violenza e l’offerta di collaborazione si alternano in un vortice infinito.
Per insufficienza di prove il ragazzo esce. Lo aspettano i domiciliari per 3 mesi.
3 mesi in cui Ramzee riceve le visite dei soldati, 3 mesi di minacce telefoniche, 3 mesi di isolamento dalla propria comunità e dai propri amici, e, a causa dell’attacco subito, 3 mesi di assenza da scuola perché Ramzee non riesce a stare seduto per molto tempo.
Ha 15 anni. Vive in un regime di apartheid quotidianamente. Gli hanno sparato ad entrambe le gambe. L’hanno arrestato.
Ora è ai domiciliari. Stava andando a scuola. Lancio di pietre.
Ogni anno i minori detenuti nelle carceri israeliane aumentano a dismisura. Le cifre ufficiali parlano di 600/700 all’anno, ma abbiamo ragione di credere che siano superiore.
Il numero dei giovani diventati martiri è salito: solo nell’ultima Intifada dei giovani siamo intorno a  più di 142 martiri e 15 mila feriti, un dato che continuerà a crescere.
Il governo di ultradestra israeliano non sembra voler fare marcia indietro e rilancia la nuova tattica: inutile far diventare i palestinesi martiri. Negli Hot Spot della Resistenza la nuova linea è mirare alle gambe, rendere tutti i ragazzi invalidi: non sono più eroi, diventano un fardello per la famiglia e inutili per la Resistenza.

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